Eccellenza, come già accennato nel nostro incontro, l’Unitalsi diocesana ha vissuto 3.4 anni fa un cambio generazionale. Non tanto generazionale ma di ruoli.
Quelli che per una quindicina di anni hanno vissuto intensamente la vita dell’associazione a contatto con gli ammalati facendo servizio nelle corsie e nei bagni
quelli che quasi tutte le domeniche della bella stagione se ne partivano da casa all’alba per andare a prendere i nostri del santo Stefano ed accompagnarli nelle uscite, hanno pensato di mettere a frutto la loro esperienza di contatto e condivisione con le persone, proponendosi alla guida della sottosezione.
Ecco eccellenza, noi ci presentiamo così. Come una sottosezione fatta di persone, di persone umili ma di buona volontà. Magari siamo la sottosezione con la minore percentuale di nobili, manager, professionisti vari, professoroni che sanno tutto, ma la nostra forza sta altrove. Nella solidarietà tra di noi nell’amore e la stima e fiducia reciproca che ci unisce. Questo ci sta aiutando a superare questo anno assurdo fatto di cose che non ci appartengono, di parole mai sentite applicate alla nostra associazione che viviamo come una grande famiglia: bilanci, meritocrazia, ruoli, statistiche, classe dirigente, campagna elettorale, la parola lavoro riferita al nostro servizio.
Sono convinto comunque che i miei fratelli e sorelle abbiano, la forza di risollevarsi, lasciando alle spalle le cose che non sono andate, e ripartire come una famiglia ancora più unita e ancora più in simpatia, per aver sofferto insieme.
Certo, dove c’è tanto bene come qui da noi c’è anche tanta tentazione del male, ma questo fa parte della natura umana. I sentimenti di invidia, di competizione, desiderio di emergere, fanno parte dell’umana natura e sono presenti in ogni contesto sociale.
A noi però è stato donato di fare uno speciale incontro che ci prepara ad affrontare e curare i mali dell’orgoglio e l’egoismo l’unitalsi una splendida palestra che allena a vivere il rispetto e nel rispetto dell’altro